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Era vestito completamente di nero, la camicia meticolosamente abbottonata dal primo all'ultimo bottone, la giacca a fagliargli le spalle e degli occhiali da vista a dargli un'aria intellettuale, così simile ad un docente universitario o ad un dottore. Attraverso quei vetri squadrati gli occhi dell'uomo erano di un blu elettrico che ricordava il riverbero dei lampi prima di ogni temporale, i capelli raccolti in un ciuffo sopra alla testa, come un'onda violenta.
Quando la serata terminò, quell'uomo si alzò prima di chiunque altro e con la possessività di chi voleva subito marcare il proprio territorio gli si fece vicino. Harry deglutì, un tremolio a fargli ballare le ginocchia che provava a tenere ferme, invano. L'uomo alzò un dito e con un movimento delicato, esperto, allontanò una ciocca di capelli dalla sua fronte per adagiarla dietro ad un orecchio. Harry aprì inconsapevolmente la bocca come un bocciolo di rosa si schiudeva in primavera ma da essa non uscì alcun suono.
«Cappuccetto rosso stanotte si è perso nel bosco» mormorò quello, alzando un angolo della bocca e carezzando il suo profilo con la punta del dito.
Harry che aveva già deciso, «Mi è stato detto di non parlare con gli sconosciuti e di stare lontano dai lupi» rispose, la voce bassa e consumata come se appartenesse già ad un uomo e non più ad un adolescente.
«Per te non sono uno sconosciuto» disse l'altro, piegandosi verso di lui e posando la bocca sul suo orecchio. «Lo sai che gli occhi possono raccontare cose che una bocca non riuscirebbe mai ad articolare?» domandò.
Harry mosse il capo in segno di diniego e trattenne il fiato, così che l'altro potesse spiegarsi meglio.
«Mentre ballavi i tuoi occhi mi hanno suggerito un sacco di cose, i miei hanno risposto, quindi posso garantirti che non sono uno sconosciuto».
Solo allora trovò il coraggio di voltare il capo per osservarlo di nuovo e le loro labbra si sfiorarono appena, quando quasi senza fiato rispose: «Non sarai uno sconosciuto ma sei pur sempre un lupo affamato».
Louis a quelle parole scoprì i denti bianchi, un sorriso sottile pericolosamente somigliante al più perfido dei ghigni. Si leccò un labbro, sistemandosi sul naso gli occhiali da vista, dalla montatura elegante e avvolgendogli un braccio attorno alla vita fece per rispondere.
«Forse hai ragione, ma se mi segui ti prometto di portarti via dal bosco, sano e salvo».
Harry sapeva quella fosse una bugia, tuttavia sorrise candido, ingenuo, luminoso come un angelo e annuì. Quando si incamminarono insieme verso l'uscita e la mano dell'uomo scivolò sulla sua schiena, carezzando le scapole, sentì la pelle bruciare come se delle piume candide stessero andando a fuoco sotto alla sua pelle. Non se ne curò più di tanto perché quella notte, l'unica cosa che desiderava davvero, era avere un piccolo assaggio di Inferno.
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Disagio mode on. Ma voi mi istigate troppo.
Quando la serata terminò, quell'uomo si alzò prima di chiunque altro e con la possessività di chi voleva subito marcare il proprio territorio gli si fece vicino. Harry deglutì, un tremolio a fargli ballare le ginocchia che provava a tenere ferme, invano. L'uomo alzò un dito e con un movimento delicato, esperto, allontanò una ciocca di capelli dalla sua fronte per adagiarla dietro ad un orecchio. Harry aprì inconsapevolmente la bocca come un bocciolo di rosa si schiudeva in primavera ma da essa non uscì alcun suono.
«Cappuccetto rosso stanotte si è perso nel bosco» mormorò quello, alzando un angolo della bocca e carezzando il suo profilo con la punta del dito.
Harry che aveva già deciso, «Mi è stato detto di non parlare con gli sconosciuti e di stare lontano dai lupi» rispose, la voce bassa e consumata come se appartenesse già ad un uomo e non più ad un adolescente.
«Per te non sono uno sconosciuto» disse l'altro, piegandosi verso di lui e posando la bocca sul suo orecchio. «Lo sai che gli occhi possono raccontare cose che una bocca non riuscirebbe mai ad articolare?» domandò.
Harry mosse il capo in segno di diniego e trattenne il fiato, così che l'altro potesse spiegarsi meglio.
«Mentre ballavi i tuoi occhi mi hanno suggerito un sacco di cose, i miei hanno risposto, quindi posso garantirti che non sono uno sconosciuto».
Solo allora trovò il coraggio di voltare il capo per osservarlo di nuovo e le loro labbra si sfiorarono appena, quando quasi senza fiato rispose: «Non sarai uno sconosciuto ma sei pur sempre un lupo affamato».
Louis a quelle parole scoprì i denti bianchi, un sorriso sottile pericolosamente somigliante al più perfido dei ghigni. Si leccò un labbro, sistemandosi sul naso gli occhiali da vista, dalla montatura elegante e avvolgendogli un braccio attorno alla vita fece per rispondere.
«Forse hai ragione, ma se mi segui ti prometto di portarti via dal bosco, sano e salvo».
Harry sapeva quella fosse una bugia, tuttavia sorrise candido, ingenuo, luminoso come un angelo e annuì. Quando si incamminarono insieme verso l'uscita e la mano dell'uomo scivolò sulla sua schiena, carezzando le scapole, sentì la pelle bruciare come se delle piume candide stessero andando a fuoco sotto alla sua pelle. Non se ne curò più di tanto perché quella notte, l'unica cosa che desiderava davvero, era avere un piccolo assaggio di Inferno.
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Disagio mode on. Ma voi mi istigate troppo.
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